Stavo venendo da te.Tenevo i pugni stretti in tasca e il cuore m'impazziva di luce.Un fiume in piena il mio sguardo.Solo pensare il tuo nome mi scaldava il sangue.Eri il mio laccio emostatico.Ti stringevo forte e tu mi mostravi la vena.Tenera e pulsante,come una piccola madre che accarezza la testa al figlio appena nato.Anche in mezzo alla gente avevamo un nostro cerchio magico dove stare da soli.L'iniziazione degli occhi.La tenerezza delle mani. Missis Strangelove aveva bevuto troppo.Come fanno le ragazzine al primo appuntamento.Ma ora era una donna .Il ragazzo greco ebbe mille premure e la portò nelle fessure della notte.La fece sentire a casa.Nell'immensa casa del suo cuore di mercurio.E lei vide i suoi giardini segreti,i suoi melograni e le rose e la sabbia di Pafos sulla punta delle sue dita. Era una nuova alba,era una perla che luccicava al sole.era l'odore della terra dopo un temporale. Ora c'è un Tempo nuovo ,un riverbero di tristezza e un vorticoso desiderio di gioia. Missis Strangelove sente che tutto questo è meraviglioso.E' oltre l'Amore.Non esistono parole per dirlo . *c'era come un piccolo tormento sottile dentro i miei occhi notturni...correvo a perdifiato e poi cadevo .e mi sanguinavano le ginocchia. mia nonna mi portava al cimitero e cambiavamo l'acqua ai fiori dei morti-stavamo sedute sulla tomba di famiglia -io col mio fermaglio a forma di stella e lei coi capelli legati in una lunga treccia -come un groviglio di serpenti smeraldini affamati di sole- tutte le cose che voglio dirti galleggiano come meduse nel mio sangue- ho una nostalgia immensa di te* vedi la pioggia...? mia nonna mi diceva sempre che la pioggia era gesù che piangeva. tu capisci..Lefty..che con queste cose che mi dicevano io non potevo non essere triste. scavavo piccoli buchi nella terra per nasconderci dentro petali di fiori.

Lettori fissi

lunedì 7 giugno 2010

Periferiche E/statiche

Alla Bicocca c'era mama Job che mi dava mezzo limone e se era in buona anche la spada .diceva "sparatela piano ragazzina"poi spariva veloce e ricordo il suo passo come di antilope sul ghiaccio -rovesciata in avanti verso il devasto di neve e motori .La grassa luna di Piazzale CarloA rchinto con Mauro spaccabue perso dentro un cattivo trip di ragni elettrici e mescalina .Invocava il suo guru e una donna persa-lunga di coscia e bagnata e scalza -tra/sognata nel suo giardino d'oriente .
Le mille e una notte e le note nere di piazza Vetra-
i mezzi grammi sotto il suo culo disabile-eravamo nudi e con le nostre scimmie isteriche a fare la fila -quel bel Buco di mamma -quel risucchio e gli spilli-come una scopata animale -come il delirio di un santo -vedo dio -faccio Io-avevo onde negli occhi -sfere e sibille e giunchi sui polsi -il dedalo di case del giambellino -mister Oba Oba che te la pesa con l'unghia del mignolo.only brown -scura come i tuoi occhi -rannicchiata in un nido-
a porta Venezia -lo "slargo" dei miei jeans e buco all'inguine -e come un vitellino da latte succhiavo avida e calda di stalla.Quarto Oggiaro e i pusher gonfi di coka e coltelli .Periferiche E/statiche.
Di stelle nemmeno l'ombra alla stazione centrale .dentro i cessi da cento lire sotto la luce al neon.I fuck myself .
Saliva su che era una Meraviglia.

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