Stavo venendo da te.Tenevo i pugni stretti in tasca e il cuore m'impazziva di luce.Un fiume in piena il mio sguardo.Solo pensare il tuo nome mi scaldava il sangue.Eri il mio laccio emostatico.Ti stringevo forte e tu mi mostravi la vena.Tenera e pulsante,come una piccola madre che accarezza la testa al figlio appena nato.Anche in mezzo alla gente avevamo un nostro cerchio magico dove stare da soli.L'iniziazione degli occhi.La tenerezza delle mani. Missis Strangelove aveva bevuto troppo.Come fanno le ragazzine al primo appuntamento.Ma ora era una donna .Il ragazzo greco ebbe mille premure e la portò nelle fessure della notte.La fece sentire a casa.Nell'immensa casa del suo cuore di mercurio.E lei vide i suoi giardini segreti,i suoi melograni e le rose e la sabbia di Pafos sulla punta delle sue dita. Era una nuova alba,era una perla che luccicava al sole.era l'odore della terra dopo un temporale. Ora c'è un Tempo nuovo ,un riverbero di tristezza e un vorticoso desiderio di gioia. Missis Strangelove sente che tutto questo è meraviglioso.E' oltre l'Amore.Non esistono parole per dirlo . *c'era come un piccolo tormento sottile dentro i miei occhi notturni...correvo a perdifiato e poi cadevo .e mi sanguinavano le ginocchia. mia nonna mi portava al cimitero e cambiavamo l'acqua ai fiori dei morti-stavamo sedute sulla tomba di famiglia -io col mio fermaglio a forma di stella e lei coi capelli legati in una lunga treccia -come un groviglio di serpenti smeraldini affamati di sole- tutte le cose che voglio dirti galleggiano come meduse nel mio sangue- ho una nostalgia immensa di te* vedi la pioggia...? mia nonna mi diceva sempre che la pioggia era gesù che piangeva. tu capisci..Lefty..che con queste cose che mi dicevano io non potevo non essere triste. scavavo piccoli buchi nella terra per nasconderci dentro petali di fiori.

Lettori fissi

giovedì 23 maggio 2013



 Missis Strangelove ingrassava a vista d'occhio.cominciò a farsene una ragione e la ragione era che i suoi pensieri non potendo starci più nella testa migravano verso il basso.giù nello stomaco.con un coltellino da pesce si inflisse piccoli tagli verticali sopra l'ombelico e fu allora che uscirono fuori non fiori o farfalle ma il tenue intestino e gli atroci pensieri e l'insonnia e il desiderio di un bacio.Inarrestabili mancanze.Che lei raccolse con dedizione e seminò dentro gli occhi.che ora apparivano luminosi di candidi vuoti e chimere.Le pupille sfibrate erano come legna pronta da ardere.ma nessun camino si vedeva nelle vicinanze.giacevano immobili e fredde.come fossero perse dentro l'idea di una rosa.

domenica 17 marzo 2013

*

Appaio di rado
improvvisa radura mi apro
nel cuore di un bosco
alto d'alberi e 

cielo.

mercoledì 26 dicembre 2012






M'addolora il giorno
con le sue cuciture strette e i nodi
a fermare il filo.
M'adombra il giorno che come una lisca di pesce
s'insinua nel velluto porpora della mia gola.
Riluce di gioia
solo l'occhio del mio gatto e tu
che in quel riflesso ti specchi .

venerdì 17 febbraio 2012


Dopo aver scritto di lui tutto il Bene possibile
lei lo immaginò immobile
 davanti allo specchio del bagno.
La cupola del Duomo attraverso i vetri e
 un'aria gelida a spaccargli le labbra e il sorriso.
Proprio non voleva arrendersi a quella strana forma d'Amore.
Era pesante da portare addosso 
eppure scaldava
come una vecchia coperta
 nelle notti cupe d'inverno.
Bere vodka era per lui come scavare un buco nella sabbia e
 nasconderci dentro i pensieri.
E tutti i suoi pensieri ora stavano lì .
Sepolti.
Stavano lì sull'attenti come piccoli soldati impassibili.
Avevano gli occhi lucidi,belle uniformi e
 quando lui dava il segnale marciavano compatti 
verso il centro del suo cuore.
Nel rosso fondo saliva la musica e
 i pensieri a quel punto si confondevano
sbandavano
rompevano i ranghi.
E allora era una danza allucinata
 mista di piume,fiori e occhi.
Grandi Occhi che lo cercavano
lo osservavano da dietro il blu notte della tenda.
 I soldati ora erano madri e spose.
Erano padri e figli.
Gatti .
Profumi d'ambra e
ombre.
Erano ragazzi bellissimi
 sotto la luna di Cipro.
Erano il bambino
 che camminava su una gamba sola
come un fenicottero rosa.
Lui si faceva piccolo e
 tutt'intorno
il Buio era grande.
Quella infinita fatica di vivere e
 allo stesso tempo quella fame d'aria
come se stesse per soffocare.
Lei gli tese la mano.
La madre.
La sposa.
Nessuna parola tra loro
ma una fiamma accesa
ad allontanare
la Morte. 

domenica 23 ottobre 2011

Sabato sera .ore undici e ventinove


Decido di non implorare e mi rifugio sotto un plaid a quadretti rossi e blu.C'è un freddo cane ma non accendo il riscaldamento per risparmiare.Sono lucidamente triste.i minuti passano ed ho una sensazione di infinita debolezza,come se stessi morendo dissanguata.colpita e ferita in un punto vitale e lasciata lì-a morire-,in un bosco di alberi alti dove non filtra neppure un raggio di sole.Non ho più la forza di chiedere,non grido,non parlo.Tutte le parole che ho detto sono stanche di ripetersi.Ciò che vorrei ora non è nemmeno più uscire e vederti .Mi basterebbe saperti vivo.E ho solo muri di gomma intorno,contro cui rimbalzano i miei pensieri.L'ansia graffia alle spalle.A mezzanotte faccio cose assurde,tipo ritagliare facce da un giornale o rilavare le posate una ad una,strofinandole con cura.Mi dedico agli oggetti.Li guardo con attenzione.Li maneggio con cura.Poi,scaravento un bicchiere a terra ,solo per sentire il rumore del vetro che si infrange.Raccolgo i vetri con cura e li metto dentro un altro bicchiere.Questo gesto mi sembra illuminante.Mi da uno strano vigore.Alle due di notte cado e precipito in un abisso.Iniziano le visioni tragiche.Ed è sempre più freddo.Accarezzo il mio gatto e solo attraverso il suo calore mi percepisco viva.Per il resto sono alla deriva,disincarnata e muta.Mi chiedo se tu riesci a sentirmi così come io ti sento.
Poi non mi chiedo più nulla.Rimango sul letto immobile ,come immersa e sommersa dall'acqua.Ti vedo tra le rose di Cipro.Canti una canzone sottovoce.Risorgo a me stessa solo dopo il tuo messaggio."Ho dormito tanto ma sono ancora vivo".

venerdì 19 agosto 2011

Angels


Amy se la faceva addosso.la vodka picchiava dura in testa .la gente attorno e i suoi capelli a nido di rondine.era una bambina smarrita dentro il supermercato delle carni.dolce come l'ambrosia amara come il fiele .la borsa.lo specchio .la coca.camden down.southgate e i fenicotteri.quell'uomo che non l'amava abbastanza.a lei niente bastava mai.l'ho sognata con me al Dollaro Club .tutte e due bionde e sbronze.ma pure come gigli.due piccole dame di cuori.con le ossa rotte.battute a sangue dalla vita.annaffiavamo fiori alle quattro di mattina.davamo croccantini ai nostri gatti.era un tempo buono.ridevamo come pazze facendoci foto dentro le macchinette automatiche nelle stazioni.
Ci brucia l'anima..piccola mia..ti accarezzo i capelli ..mentre ti addormenti.



(io volevo essere la maestra degli abbracci.delle dita che accarezzano la schiena.dei piccoli,teneri baci .ma sto di nuovo dietro la colonna di marmo.la festa continua da qualche parte.io devo solo allenarmi a nuotare sott'acqua. trattenere il respiro.non pensare.non analizzare.se non lo faccio..morirò.)

martedì 14 giugno 2011


Toccato il fondo non risalivo e
restavo impigliata tra le alghe.
un vero capolavoro estetico la mia testa medusa
brancolante nell'abisso.
Entravo nei markets dell'orrore meet Meat
all'ora di punta.
Sfrecciavano veloci le ombre coi loro carrelli elettrici.
Un uomo chiedeva monete all'ingresso.
con un piccolo cane andaluso al guinzaglio.
Respiravo a fatica
come un piccolo pesce in una busta da luna park.
Avevo una Verità semplice
che mi rendeva difficile ogni cosa.

lunedì 25 aprile 2011


































Ora sei dentro il mio sangue e scorri e lo guarisci -bruci alle tempie come le mie linee di febbre e cambiamo strada per sfuggire ai dannati di Via dei Benci e siamo gli angeli del dopobomba -gli umili pescatori di perle-i film muti in bianco e nero e il ghiaccio sulle ciglia dei soldati nella neve-disarmati amori-venditori di rose affrante-erotemi-

così quando sogni gli uomini  io sono tra le pieghe del loro inguine- vestita di catene e di glicini- cinta di rovi tra le loro scapole -nelle ossa e nei muscoli che disegnano icone nell'ombra
nata donna perchè di me avessi l'Anima che resta e non la carne che finisce
e ti svegli prima del sole prima del sale e del seme e
mi disegni infinita e con infinite ali
-e sono la Madre delle povere cose-
della notte e del pane spezzato-
porto gigli al tuo risveglio
come una fiamma
brucio.

sabato 16 aprile 2011



Vorrei essere
adorata
smembrata
poi resa muta ed
immota.
Forse così
diverrei io
la Musa
che ad esser
Poeti
di fame e
d'Amore
si muore.

giovedì 14 aprile 2011



Ora mai passo inosservata
appaio distorta se mi specchio e
solo il tuo sguardo mi contorna di luce e di rose
quando ridi e sciogli i ghiacci profondi -distendi le mie rughe e ci semini viole
e vivo per le tue mani che mi sfiorano e danzano -per il sonno condiviso e
il sogno di una nostra stagione irripetibile
-dedicata a te come una preghiera scritta su carta di riso-
ti raccolgo nel grembo e ti cullo
Ho una cresta punk nel cuore -
una bocca che beve e sbava Meraviglia-spacca chitarre e sputa e
si strappa la pelle.
la mattina livida brucia come lava.
sete di seta e teneri orli di pizzo ricamato.
poi la violenza di ossa frantumate.cartilagini sciolte nell'acido.
cane e cannibale.
una bambina con le ginocchia scoperte e sanguinanti.
Lascia che io abiti nella tua casa
dammi una dimora e doma i miei demoni.
Io sarò per te come la rugiada sull'erba
distillerò le mie lacrime in gioia
per inebriarti di nuovo la Vita